Il Giardino Giapponese

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    Il giardino giapponese (日本 庭园, nihon teien) è un giardino tradizionale che crea paesaggi ideali in miniatura, spesso in un modo altamente astratto e stilizzato.
    Il profondo amore per la natura costituisce una vera e propria caratteristica del popolo giapponese; risultato di un’antica e tradizionale educazione che ha origine nella "filosofia panteistica" e nella sua "religione buddista". Ciò si riflette in tutte le manifestazioni artistiche del Giappone: dalla poesia, alla pittura ed in maniera particolare nell’arte dei giardini.

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    Strettamente legato all'architettura della casa, alle esigenze della vita che vi si svolge ed al gusto degli abitanti, il giardino giapponese rappresenta una forma d’arte pura, evoluta e sotto certi aspetti complessa perché regolata da precise convenzioni.
    Il giapponese ha spiccata preferenza per la contemplazione stando nella propria casa, al coperto, seduto in una stanza aperta verso il giardino. Da questa tendenza ha origine l'uso del "Kakemono" (掛物, letteralmente "cosa appesa"), tavola con rappresentazione di paesaggi dipinti, sospesa in un incasso a parete, detto "Tokonoma" (床の間), dove trova anche posto un vaso con fiori.

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    Il giardino, per il giapponese, è l'espressione viva e simbolica dell'amore della propria razza per la natura, ma anche un elemento intimo della vita di ogni giorno.

    L’arte del giardino è praticata da tutti ed è così popolare che ogni giapponese sa creare un giardino; anche presso le famiglie più povere è possibile trovarne uno, anche se dispongono di un minuscolo terreno. Se manca del tutto, si provvede con un "Kakoniwa", una specie di cassa riempita di terra, dove vengono piantati arbusti e fiori.

    La casa, costruita quasi completamente in legno, è contornata da ampie verande; la sua disposizione, la sua forma ed i suoi ritmi tendono ad armonizzarsi con il giardino, in modo che questo ne sia elemento integrante.
    L’intimità di questo rapporto è letteralmente espresso dall'apposito termine giapponese "ka-tèi" che vuol dire appunto casa e giardino.

    L’abitudine di sedersi in casa, godendo in questa posizione della visuale del giardino, ha contribuito a caratterizzare lo stesso giardino giapponese, assimilandolo ad una pittura di paesaggio.
    Il giardino non ha nulla di utilitario e risponde alla esigenza di un godimento di ordine puramente sentimentale; ad eccezione dei grandi parchi pubblici, esso è essenzialmente destinato a costituire la visuale paesistica della casa.

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    Il giardino trae la sua fisionomia generale dall'ambiente fisico del paese:
    "Infatti, il Giappone comprende un gruppo di piccole e grandi isole montagnose, bagnate da un mare di colore intenso; dappertutto il paesaggio è pittoresco, ricco di spiagge, montagne, laghi, fiumi e ruscelli; talvolta manca di quella grandiosità e drammaticità, frequente nei paesaggi europei, ma è sempre vario, pieno di grazia e di delicatezza."

    Elemento del giardino, non meno importante delle piante, è costituito dalle pietre e rocce. Queste vengono cercate nelle montagne, lungo le coste e di preferenza in alcune regioni da cui possono essere agevolmente trasportate per via fluviale.
    Il giapponese ama le pietre, e considera ciascuna di esse come il simbolo della grande natura e le preferisce talvolta agli alberi, come nei giardini antichi dell'epoca Muromachi (1336 - 1573).
    Il terzo elemento del giardino è l'acqua, impiegata in qualsiasi forma naturale: lago, ruscello, cascata.
    I giapponesi chiamano talvolta il loro giardino "rinsen" (albero ed acqua), o semplicemente "sensui" (stagno ed acqua) e ciò indica che per essi la presenza dell'acqua è indispensabile, specialmente in rapporto al clima del paese, mite in inverno ma alquanto caldo in estate.

    Caratteristica essenziale del giardino giapponese è la sua tendenza imitativa che lo fa assimilare ad un dipinto di paesaggio.
    Il giardino vuole essere la rappresentazione della grande natura in uno spazio limitato; e per ottenere questo effetto vengono praticate culture e potature particolari atti a rendere gli alberi nani, mediante una appropriata tecnica giardiniera.

    Tuttavia il giardino non è una riproduzione assolutamente fedele della natura; a questa esso si inspira, con un fine che è più idealista che realista quindi esso vuole essere, nel suo significato più intimo, il simbolo stesso della grande natura.
    Qualche volta i giapponesi indulgono al genere romantico, sia sforzandosi di creare nei giardini paesaggi irreali di pura bellezza ideale, sia imitando paesaggi cinesi di celebrata notorietà; spesso riproducono anche paesaggi tratti da descrizioni letterarie e da antichi dipinti.

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    L'osservanza di certe regole convenzionali costituisce un’altra particolarità del giardino giapponese.
    Queste regole riescono di difficile comprensione per gli stranieri e derivano da un'antica educazione filosofica e religiosa, come nel giardino per la "Cerimonia del Tè" (茶の湯, Cha no yu lett. "acqua calda per il tè").
    Questo particolare tipo di giardino deve produrre la sensazione di vivere nel seno della natura, la cerimonia in sé stessa è una specie di rappresentazione teatrale che si svolge in base ad un preciso rituale, con una scena comprendente ambiente che si apre su un giardino appositamente disposto e sistemato.
    La cerimonia e l’ambiente per essa creato sono l’espressione di una maniera di vivere regolata da rigide convenzioni e da un gusto assai raffinato.

    Il giardino, infine, deve avere del "sabi", ovvero deve presentarsi con aspetto vetusto: tronchi d'alberi e rocce coperte di muschio, legno e pietre consunte dal tempo, ferro e rame patinati di verde.
    Questo carattere è particolarmente apprezzato per il giardino della cerimonia del tè e s'impiegano tutti i mezzi, al fine di suscitare un'ammirazione simile a quella che può provarsi alla vista di un pregevole oggetto antico.
    I materiali per lanterne, pietre, vasche, rocce ornamentali e selciati si cercano di preferenza provenienti da antichi monumenti; gli amatori hanno spinto tale gusto al punto da trarre anche piante e rocce da luoghi celebri per avvenimenti storici.

    In confronto con i nostri giardini dell’occidente il giardino giapponese appare troppo pieno di elementi. Gli alberi ed arbusti sono fitti, generando con le loro cupe ombre un diffuso senso di malinconia, mentre i giardini europei sono chiari, assolati ed ordinati su vaste visuali. Questa caratteristica, da un lato si ricollega alla predilezione dei giapponesi per le pitture in nero, all'inchiostro di Cina, e dall'altro denota l’influsso della filosofia buddista Zen che implica calma e serenità della natura e propensione alla meditazione al cospetto di essa.

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    L'arte dei giardini, come l’architettura, e le altre arti, fu introdotta in Giappone agli inizi del V secolo d.C. con l’avvento del buddismo, proveniente dalla Cina attraverso la Corea.
    Il tipo di giardino importato fu quello paesistico, già sviluppatosi nei secoli precedenti in Cina ed ispirato a paesaggi simbolizzanti un paradiso di perenne giovinezza e di piaceri eterni. Questo genere comportava principalmente un lago rappresentante il mare ed un’isola nel mezzo, raffigurante la montagna sacra, sede di tutte le felicità.

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    L’epoca successiva segnò l’avvento del regime feudale con la classe guerriera dei samurai, detentrice del potere, e l’introduzione della dottrina buddista Zen. Questa dottrina, favorita specialmente dallo Shogun Ashikaga (salito al potere nel 1338), influenzò in maniera decisiva la vita del popolo ispirandogli il gusto della semplicità, della serenità e della raffinatezza; essa contribuì allo sviluppo di tutte le arti e diede un forte impulso all'arte dei giardini.
    L'ideazione dei giardini è in quest’epoca strettamente legata all'arte pittorica e ai celebri disegnatori di giardini, quali i grandi pittori del XV secolo Sesshū Tōyō (雪舟 等楊, Akahama, 1420 – Yamaguchi, 1506) e Soami Nakao (Kyoto 1460 - ivi 1525); a quest’ultimo si deve il disegno della pianta del famoso giardino di Ryōan-ji, situato presso la città di Kyoto (京都市, letteralmente "Città capitale"), antica capitale.

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    Trattasi di uno spazio rettangolare di modeste dimensioni (m. 24x9) annesso ad una dimora monastica; il terreno è piano, coperto di sabbia bianca e su di esso sono disposte quindici pietre in cinque gruppi.
    Manca qualsiasi piantagione arborea e l’elemento vegetale è rappresentato soltanto dal muschio che patina a chiazze le pietre; al di là delle palizzate si elevano però fitte alberature che fanno da cornice al recinto.
    L'aspetto è singolare e severo e colpisce profondamente, disponendo alla meditazione.

    Lo scrittore e diplomatico francese Paul Claudel (Villeneuve-sur-Fère, 6 agosto 1868 – Parigi, 23 febbraio 1955) dirà che:"l'ingresso a questo recinto solitario pone il visitatore al cospetto dell'eternità".

    Il giardino è detto delle tigri che portano sul dorso i loro piccoli, poiché secondo un'antica leggenda cinese, le quindici pietre rappresenterebbero un gruppo di tigri con i loro piccoli mentre attraversano un vallone per raggiungere le loro tane nelle montagne.
    Esso presenta la particolarità che, da qualsiasi punto, la visuale abbraccia non più di quattordici pietre, giacché la quindicesima resta sempre coperta da una delle altre.
    Qualunque sia l’enigma di questo giardino nel suo significato formale o nella sua ingegnosità, esso rappresenta nel suo genere un'opera di valore artistico eccezionale.

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    Il giardino di Daisen-in, situato a nord di Kyoto (poco posteriore al precedente), è egualmente celebre e viene attribuito allo stesso pittore Soami.
    È di dimensioni ancora minori, a forma di L con i lati di m. 9 e m. 14 e larghezza di m. 4,50. Destinato ad essere guardato dall'attiguo convento, esso vuol essere un paesaggio in miniatura, concepito secondo i principi della pittura paesaggista.

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    Il soggetto della composizione in sé stessi non ha nulla di originale, ma il risultato a cui giunge l'artista è veramente straordinario. Disponendo le pietre abilmente, secondo il loro carattere e le loro dimensioni, egli è riuscito a dare l'impressione di un paesaggio attraversato da un corso d'acqua, mentre questa in realtà vi manca del tutto.
    Per il meraviglioso effetto delle pietre, per il carattere simbolico e per il suo intrinseco valore artistico, questo giardino, come quello di Ryōan-ji è da considerarsi un capolavoro dell'arte giardiniera giapponese, nel genere detto del paesaggio secco (senza acqua).

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    Il periodo di Momoyama (安土桃山時代, Azuchi Momoyama jidai, 1573-1603) per quanto breve, segnò la nascita del tipo di giardino destinato alla cerimonia del tè, mentre si continuò anche a disegnare i giardini secondo le formule ereditate dall'epoca precedente, cioè giardino con "stagno ed isole" e giardino piano.

    In un primo tempo la cerimonia del tè fu praticata esclusivamente dagli aristocratici, ma con l’epoca democratica di Momoyama essa si diffuse a tutti gli strati della popolazione.
    Per questa cerimonia fu necessario creare un ambiente adatto, ovvero un padiglione con annesso giardino di tipo particolare, il tutto disposto secondo norme dettate dai maestri della cerimonia; e questi divennero anche maestri nell'arte dei giardini, ed apportarono nuove idee e notevole originalità nell'impiego dei materiali e nella creazione di nuovi elementi.
    Per il suo naturalismo e per l’aspirazione alla vita semplice, la cerimonia del tè può essere assimilata alla meditazione filosofica dei preti buddisti della setta Zen, quali questi la praticavano nella solitudine delle montagne; e perciò essa richiede un ambiente pervaso di riposante calma.

    I maestri di cerimonia s’ingegnarono di rappresentare in un piccolo spazio un paesaggio atto a suscitare le stesse sensazioni di una scena naturale, solitaria e montagnosa; introdussero a tal fine l’uso del trapianto di grandi alberi tratti dai boschi. Nell'impiego delle pietre, evitarono la tecnica artificiale precedente e preferirono una maniera più semplice e spontanea.

    Come richiesto dal rituale, un sentiero speciale è necessario per accedere al luogo della cerimonia e la veduta del giardino deve essere goduta percorrendolo; a questo scopo i maestri hanno creato un tipo di sentiero di piccole dimensioni detto "tobi-ishi" atto ad essere percorso da una sola persona e costituito da una serie di pietre staccate.

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    Lungo il sentiero sono disposti la vasca, il pozzo, le lanterne di pietra ed altri ornamenti che hanno i loro posti esattamente assegnati.
    In questo genere di giardino s’introdusse per la prima volta l’uso di alberi e fogliame sempre verde e, come già praticato nei giardini dell'epoca precedente, si continuò ad evitare l'impiego di alberi ed arbusti con fiori.

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    Al periodo Momoyama segue la lunga epoca di Yèdo, iniziatasi con il trasferimento della capitale a Yèdo, oggi Tokyo (東京, letteralmente "capitale orientale").
    I giardini di questo periodo, per quanto molto vasti e ricchi non comportano nuove concezioni e rappresentano piuttosto un'applicazione su scala maggiore dei modelli precedenti. Unica novità di rilievo fu l'adozione di vaste estensioni a prato.
    Fu anche di moda includere nella composizione la riproduzione di paesaggi rappresentanti le stazioni che s'incontravano lungo la strada fra Yèdo e Kyoto e la riproduzione del Monte Fuji (富士山, Fuji-san) in miniatura.
    L’arte dei giardini raggiunse una grande diffusione appassionando tutti gli strati della popolazione ed assunse un carattere convenzionale; regole rigide furono stabilite e poi trasmesse per eredità e tradizione da giardinieri di ”professione".
    In particolare, furono definiti tre stili: shin (classico), gyô (semi-classico) e (di fantasia).

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    L’opera più importante di questo periodo è costituita dai giardini della Villa imperiale di Katsura (桂離宮, Katsura rikyū) capolavoro di Kobori Enshū (小堀 政一, 1579 – Marzo 12, 1647), grande artista e maestro della cerimonia del tè, che ebbe un influsso dominante nella sua epoca.
    I giardini, situati alla periferia di Kyoto, hanno un'estensione di circa quattro ettari. La parte centrale è occupata da un lago di dimensioni piuttosto grandi (un sesto della superficie dei giardini) su cui si affacciano le costruzioni principali della villa imperiale. Numerosi padiglioni sono disseminati nel parco, lungo le rive del lago e sulle isole ed alcuni di essi hanno un proprio piccolo giardino per le cerimonia del tè.

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    Questi giardini differiscono fra loro per la forma, lo stile e la varietà di composizione e rappresentano i migliori esempi dell’epoca: i più vicini al palazzo si adeguano allo stile "shin", i più lontani sono concepiti più liberamente. L'ingegnosità ed il raffinato senso artistico del maestro Kobori Enshū appaiono profusi nella straordinaria varietà delle sistemazioni e dei padiglioni, nel disegno di ponti, lanterne e vasche.
    Gli alberi sono impiegati e distribuiti in maniera da valorizzare al massimo la caratteristica di ciascuno, ed a questo fine ogni collina ha un boschetto costituito da una sola essenza (specie di pianta).

    Un sentiero, partendo dal palazzo imperiale, si svolge nel parco e collega i vari padiglioni ed annessi giardini, con sinuoso tracciato. I padiglioni principali sono lo "Shokin-tei", che costituisce quasi il centro architettonico di tutto il parco e lo "Shoka-tei" situato sulla maggiore delle isole.

    Fra i giardini piani dell’epoca, notevoli quelli del tempio di "Daitoku-ji" (大徳寺, il "tempio della Grande Virtù") e del tempio di "Nanzen-ji" (南禅寺 Nanzen-ji), attribuiti allo stesso Kobori Enshū. Per quanto riguarda la concezione ed il disegno essi si ricollegano ai giardini piani dell’epoca dello shogunato Ashikaga (足利幕府 Ashikaga bakufu, 1336-1573), dovuti al pittore Soami, ma rispetto a questa risultano più liberi, meno severi, e nella disposizione delle pietre, più naturali.
    Sono del tipo secco, senza acqua, con corso d’acqua artificiale, riproducendo in ciò lo stesso effetto illusionistico del giardino di Daisen-in. Per la loro concezione questi giardini possono essere considerati dello stile "gyô" (semi-classico).

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    Il periodo che corre fra l’epoca di Yedo e la metà dell'800 non apporta nuove creazioni e l'arte dei giardini si limita ad applicare, sia pure con varietà e larghezza, i tipi e gli schemi già definiti nelle epoche precedenti.
    Come tutto ciò che concerne la vita culturale del Giappone, dal 1868, anno d’inizio dell'Era di Meji (明治時代 Meiji jidai, "periodo del regno illuminato"), il giardino giapponese subì l'influenza del gusto europeo, che sembrò in un primo tempo travolgere le tradizioni artistiche del paese. Ma a questo iniziale entusiasmo per la moda straniera è seguito un movimento di riflessione che ha riportato in onore l’estetica idealistica del giardino paesistico.

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    Il disegno del giardino giapponese, presupponendo la rappresentazione di un paesaggio naturale, comporta anzitutto la scelta di un motivo.
    Le montagne, le colline, i corsi d’acqua, le rocce e le vallate solitarie, forniscono i temi preferiti.
    Come nella pittura, questi paesaggi, creati dall'immaginazione dell’artista, non sono quasi mai riproduzioni formali dei paesaggi naturali. Spesso, trattasi non della riproduzione completa di elementi naturali, ma soltanto di una suggestione astratta del loro aspetto, come si è detto di alcuni giardini a "paesaggio secco" dove compare il motivo dell’acqua, mentre in realtà l’acqua vi manca del tutto.

    Nei giardini per la cerimonia del tè ed in quelli dei letterati che sono i tipi più comuni, i motivi arieggiano schizzi e bozzetti di paesaggi rustici, ispirati a vedute reali. Quando lo spazio a disposizione è limitato, si ricorre ad un procedimento analogo a quello adottato nella pittura impressionistica o si da al giardino la forma di ellisse in modo da ottenere effetti di maggiore profondità.

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    Nella sua lenta evoluzione attraverso i secoli, l'arte del giardino giapponese ha acquisito mano mano delle regole estetiche, relative alla forma ed alle proporzioni per la rappresentazione di qualsivoglia motivo paesaggista.
    A queste norme non sono estranei il simbolismo religioso ed il convenzionalismo tradizionale; così lo stagno o il lago si preferiscono a forma di cuore e l'isola a forma di tartaruga. In ogni caso, questo simbolismo non intacca l'essenza della concezione, che tende sempre ad effetti di pura bellezza, senza allontanarsi dalle leggi della natura.

    Questa osservanza delle leggi naturali è costantemente rispettata nell'impiego delle rocce, delle pietre e delle piantagioni.

    Le pietre, rappresentanti una montagna elevata, devono essere disposte in maniera da accentuarne la natura rocciosa; per indicare il pendio di una collina basta qualche pietra disseminata fra l'erba ed i cespugli. Si procede con lo stesso criterio per l'uso delle pietre nelle cascate e lungo le rive dei laghetti, degli stagni e dei corsi d’acqua. Giacché le pietre provengono dalle montagne, dalle coste marittime e dai fiumi, la norma da osservarsi è che le pietre tratte dalle montagne devano essere impiegate per un paesaggio montagnoso e che le pietre tondeggianti provenienti dai fiumi devano servire per bordare i ruscelli, e che quelle provenienti dal mare siano destinate alle rive degli specchi d'acqua, quando questi simboleggiano il mare.

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    Per quanto riguarda la composizione, la scelta del soggetto del paesaggio da creare viene spesso suggerita dalla configurazione del terreno, dalla sua forma ed anche dalla sua estensione. Se ad esempio il terreno presenta una bella vegetazione naturale o, meglio ancora, se esso dispone di un corso d’acqua o di una sorgente, si trae il massimo vantaggio possibile da queste condizioni, ma in conseguenza di ciò si preferisce un disegno a tendenza più realistica. Anche quando si crea un paesaggio completamente artificiale, se la configurazione del terreno è piuttosto mossa e variata, in aderenza ad essa, si sceglie un tipo di giardino con colline artificiali, alberature e corso d’acqua, mentre se il terreno a disposizione è limitato, si preferisce il tipo piano.

    In genere però la grandezza del giardino influisce notevolmente sul disegno di esso. In una piccola superficie, la composizione deve presentarsi perfetta per essere goduta interamente da un solo punto di vista ed essa viene realizzata esattamente come un paesaggio in miniatura, qualunque sia il motivo adottato.
    Gli elementi impiegati per raggiungere lo scopo possono essere scelti senza limitazione, siano essi naturali (la montagna, la collina, il bosco, il cespuglio, lo stagno, il mare, il fiume, il ruscello, la cascata, ecc.) o artificiali (il sentiero, il ponte, il chiosco); oltre naturalmente gli ornamenti caratteristici che figurano nei giardini giapponesi: lanterna e pagoda in pietra.

    Il giardino di medie dimensioni e di forma allungata (roji-niwa) risponde ad esigenze più complesse, giacché deve essere goduto dalla persona che l'attraversa, in tutta la sua lunghezza. In questo caso il motivo paesistico va svolto con maggiore ampiezza e ricchezza e sopratutto deve presentarsi vario ed armonico col variare dei punti di vista successivi assunti dal visitatore lungo il percorso.
    A questo tipo appartiene il giardino per la cerimonia del tè. Per ottenere una varietà di punti di vista e di visuali esso è diviso in due parti, il giardino esterno ed il giardino interno, attraversati da un sentiero che dalla parte d'ingresso conduce al padiglione per la cerimonia.
    Lungo il percorso sono disposti con senso artistico lanterne di pietra (tôrô), vasche di pietra per lavarsi le mani (tsukubai), ornamenti in pietra, alberi ed arbusti.

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    Per grandi estensioni, il giardino assume la funzione di "parco da passeggio" e richiede ancora maggiore complessità di disegno, di concezione e di elementi.
    Il giardino del palazzo di Katsura, è il prototipo del genere; esso contempla nella sua composizione generale numerosi piccoli giardini del tipo "roji" annessi ai padiglioni, tra loro armonizzati come in una successione di scene.

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    In qualsiasi tipo di giardino, sia con colline artificiali, che piano, un qualunque motivo d’acqua (lago, stagno, ruscello) di regola deve trovarsi al centro. Le cime di montagne, le colline, gli alberi figurano in posizione di fondo e nel caso vi sia una cascata, il suo punto di scaturigine deve apparire fra le colline e, secondo l'usanza, a sinistra della scena, in modo che l'acqua attraversi il giardino scorrendo da sinistra verso destra.

    Questa norma che potremo dire della direzione armonica, rigorosamente osservata anche nella pittura, ha origini da un'antica credenza concernente i principi occulti della direzione, interpretati in base ad osservazioni di indole biologica, psicologica ed estetica; essa è chiamata "katté" che vuol dire ciò che va meglio, mentre il suo inverso "higatté" significa ciò che non va bene.
    Tale regola dell’accentuazione sulla sinistra è osservata in generale nella composizione del giardino anche per quanto riguarda la disposizione di altri elementi paesaggisti e specialmente in qualsiasi aggruppamento di rocce o di colline artificiali.

    Prendiamo ad esempio l'aggruppamento di cinque pietre. Per il principio "katté" esse si dispongono secondo i vertici di un triangolo scaleno: il cui lato maggiore è rivolto verso il punto principale di visuale ed il lato minore verso sinistra. La pietra più grande viene piazzata nell'angolo in sommità, mentre due minori ai lati. Per dare alla prospettiva un effetto di maggiore profondità ed all'aggruppamento stesso un senso di stabilità, le altre due pietre più piccole si dispongono una sul fondo e l'altra in avanti.

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    Come accennato, già nel '600 compaiono tre stili ben definiti nel disegno del giardino: shin (classico), gyô (semi-classico) e (di fantasia).
    Questi tre stili vengono applicati a qualsiasi tipo di giardino, indipendentemente dalla conformazione del terreno e dalla scelta del soggetto ad esso inerente, giacché ciò che li distingue ha significato essenzialmente estetico.

    Lo stile shin (classico) implica l'adozione al completo di tutti gli elementi paesaggisti prescritti e richiede una composizione composta, atta a produrre un effetto decorativo pieno di dignità; è indicato per le parti situate davanti al vestibolo ed agli ambienti di rappresentanza della casa.

    Lo stile gyô (semi-classico) attenua certi dettagli paesaggisti, la composizione vi è meno stretta e meno rigida; è la maniera che più si adatta al giardino su cui prospetta la sala da pranzo o la camera da letto.

    Il terzo stile, (di fantasia), sopprime molti particolari del paesaggio e presenta una composizione libera, con pochi elementi; esso è adottato per i giardini su cui prospettano gli ambienti più intimi della casa.

    Il giapponese considera l’ambiente casa-giardino come un tutto inseparabile che rappresenta il suo vero mondo; perciò una perfetta integrazione ed armonia deve sussistere fra i due elementi. La casa, senza mai prevalere sul giardino, si adegua alla composizione assumendo essa stessa fattezze pittoresche; spesso anzi essa assume un ruolo secondario, rispetto al giardino.
    Per uniformarsi a questa esigenza, la casa è sempre ad un solo piano, leggermente sopraelevato, ed assume una conformazione planimetrica decisamente articolata, con elementi che avanzano o si arretrano sul giardino per inquadrarne le visuali e per accentuarne l'intimo legamento. L'adozione di verande e di appropriati elementi costruttivi, quali pannelli scorrevoli o pieghevoli, contribuisce ad ottenere una perfetta compenetrazione fra gli ambienti della casa e lo spazio esterno del giardino.

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    Una particolare cura è richiesta per il disegno e la forma delle copertura a tetto, perché queste si inseriscano armonicamente nelle visuali del giardino e nelle linee del paesaggio.

    In quanto di ispirazione paesistica, il giardino giapponese implica l'adozione di materiali naturali; e fra questi si annoverano anzitutto gli alberi ed arbusti, le rocce, le pietre, i ciottoli, la ghiaia e l’acqua.

    Gli elementi arborei, sono costituiti essenzialmente di alberi nani o di lenta crescita. Gli alberi che tendono naturalmente ad una rapida crescita vengono sottoposti ad una particolare tecnica che ne limita lo sviluppo e questa pratica si rende necessaria, poiché un giardino in miniatura richiede i suoi elementi in scala adeguata.

    Gli alberi in uso sono per lo più costituiti da conifere, da alberi a fogliame sempreverde e da essenze a foglia caduca. La preferenza è però per gli alberi a fogliame sempreverde, che si prestano meglio ad ottenere quei toni chiaroscurali caratteristici dei dipinti giapponesi.
    Gli alberi a foglia caduca hanno importanza minore ed occupano le parti secondarie, ove possono essere ammirati in primavera per i loro fiori ed in autunno per la colorazione vivace delle foglie.
    Un posto speciale è destinato ad alcune piante semi-tropicali, quali alcune specie di bambù, che offrono un effetto coloristico assai piacevole, in contrasto con gli alberi a larghe foglie sempreverdi.
    Gli arbusti si usano sia a fogliame permanente che a fogliame caduca, ma questi ultimi sono preferiti per la loro fioritura primaverile e per la colorazione delle foglie in autunno.
    Le piante rampicanti, per lo più edera e glicini, servono a guarnire ed a coprire tralicci e chioschi.

    Le pietre provengono principalmente dalle montagne e dalle coste, tratte per lo più da rocce di andesite e di scisti sedimentari. L'andesite, di origine vulcanica, è la più usata perché presente un po' dovunque e di facile approvvigionamento. Anche il granito bianco, disponibile in alcuni distretti del Giappone, ha largo impiego.

    In generale, pietre e rocce devono presentare particolari requisiti ed apparire vetuste e consunte dagli agenti naturali; con tracce di salsedine, di conchiglie e con aderenze coralline se provenienti dal mare, coperte di muschio e corrose dalle intemperie se provenienti dalle montagne.
    Per la colorazione, la forma, la venatura e l’aspetto gradevole, le pietre provenienti da rocce di scisti sedimentari sono ritenute le più pregevoli, mentre quelle vulcaniche sono meno apprezzate perché di colorazione grigiastra.
    Il fascino dei giardini di Kyoto è sopratutto dovuto alla bellezza e varietà delle pietre tratte da scisti sedimentari nelle montagne vicine.


    Oltre le pietre, anche i ciottoli, la ghiaia e la sabbia sono elementi importanti nella ornamentazione dei giardini.
    I ciottoli, a secondo la loro dimensione, sono impiegati per la formazione di sentieri e per bordure.
    Le ghiaie, con elementi di dimensioni variabili da uno a dieci centimetri, sono adoperate in colorazioni diverse, per i fondali dei laghi e dei corsi d’acqua e anche per pavimentazioni.
    Le sabbie, di preferenza di colore molto chiaro provengono da rocce di granito.

    Le pietre si adoperano inoltre in forme lavorate, negli elementi ornamentali tipici del giardino, quali lanterne e vaschette per il lavaggio delle mani. In questi casi esse sono tagliate da specialisti di professione che cercano di preservarne il più possibile l'aspetto naturale.

    La pagoda in pietra è un altro elemento ornamentale il cui uso fu introdotto, come le lanterne, nell'epoca di Momoyama.
    Lanterne, vasche e pagode possono essere anche in ferro, rame o bronzo, giacché questi metalli assumono facilmente la patina del tempo, e si armonizzano convenientemente con il carattere del giardino.
    In qualche caso questi ornamenti sono in porcellana e si stimano di gran pregio, per quanto non adatti ad assumere aspetto vetusto.

    Si adottano infine nel giardino numerosi altri materiali fra i quali il legno ed il bambù.
    Il legno compare in varie essenze: il pino, il castagno e la "criptometria japonica", che è il materiale di maggiore impiego; è però preferito il castagno, che esposto alle intemperie acquista facilmente il "sabi".
    I bambù sono largamente impiegati per le siepi, le palizzate ed anche per la costruzione di padiglioni, portali e porticati.

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    Si conclude qui questa prima esperienza con i giardini giapponesi, a presto! :cappello:

    Bibliografia:

    - Francesco Fariello, Architettura dei Giardini, Roma, 1967

    Sitografia:

    CODICE
    - https://it.wikipedia.org
    - https://www.giardinaggio.org/


    Edited by Barlume - 6/7/2017, 14:41
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    Beh che dire e' una bella " botta di cultura " io amo i giardini giapponesi e ancor piu' tutto cio' che riguarda la cultura giapponese .Ammirando le varie immagini postate ho immaginato che sensazioni potessero trasmettere dal vivo ...ho pensato subito alla pace interiore a quella pace e tranquillita' che in questo periodo sembrano mancare . Ottimo lavoro , spero sia solo il primo post inserito da te e che tu ne aggiunga degli altri , magari inserendone altri che si rifanno alla cultura giapponese .Un altro argomento che potresti trattare e ' la cucina , oppure gli usi e costumi della cultura giapponese o l architettura delle case non sarebbe male come idea . Grazie per il bellissimo " viaggio "che mi hai offerto nel paese del sol Levante meta agognata ma mi sa irraggiungibile :disagio: .Alla prossima :bravo:
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    Aggiornato con MINERVAAAAAAAAA e Leviathan-san. :barlu:
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    Bellissimo topic :')
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    Hai avuto una idea meravigliosa! :hyper: E' quasi inutile ribadire l'interesse e la sprizzante curiosità che nutro nei riguardi dell'universo jappico e la sua fascinosa cultura.
    Con la linearità strutturale che ti caratterizza, grande cura del dettaglio e senza indugiare su inutili fronzoli e impurità, sei riuscito a trasferire in una chiara e netta stesura visiva e intertestuale, uno dei princìpi estetici del wabi- sabi; nonchè l'intimo silenzio, la serena malinconia e l'ardore spirituale di uno dei luoghi simbolo dell'identità culturale e dell'animismo poetico giapponese.
    Brarlu! Sono convinta potresti avere un futuro da insegnante. :sisi: :clap:

    4cd55d9bc7fc4fb39125893ae9fca9bfe2892286_hq

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    CITAZIONE (PinkHat @ 6/7/2017, 18:32) 
    Hai avuto una idea meravigliosa! :hyper: E' quasi inutile ribadire l'interesse e la sprizzante curiosità che nutro nei riguardi dell'universo jappico e la sua fascinosa cultura.
    Con la linearità strutturale che ti caratterizza, grande cura del dettaglio e senza indugiare su inutili fronzoli e impurità, sei riuscito a trasferire in una chiara e netta stesura visiva e intertestuale, uno dei princìpi estetici del wabi- sabi; nonchè l'intimo silenzio, la serena malinconia e l'ardore spirituale di uno dei luoghi simbolo dell'identità culturale e dell'animismo poetico giapponese.
    Brarlu! Sono convinta potresti avere un futuro da insegnante. :sisi: :clap:

    (IMG:http://pm1.narvii.com/6220/4cd55d9bc7fc4fb...e2892286_hq.jpg)


    Infatti ha la vocazione del maestro :asd:
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    CITAZIONE (PinkHat @ 6/7/2017, 18:32) 
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    Non merito certe parole.



    Credo continuerò a postare questo genere di topic, andando ad accorpare anche temi "fuori dal mondo". :rofl:
    L'intimo silenzio che caratterizza, indipendentemente dal tempo, i giardini giapponesi è una delle qualità che più amo. Qualcosa che da noi sarebbe impossibile da realizzare nella sua pienezza.

    Riguardo l'insegnante... dopo la laurea pensavo già di provare a fare qualche concorso. :barlu:


    CITAZIONE (TaichiYagami18 @ 6/7/2017, 18:41) 
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    Infatti ha la vocazione del maestro :asd:

    Non esageriamo. :sie:



    Edited by Barlume - 7/7/2017, 10:54
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  9. Jacazio
     
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    Bellissimo topic, molto interessante! Complimenti :clap: :bravo:
     
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    CITAZIONE (Jacazio @ 1/3/2018, 17:14) 
    Bellissimo topic, molto interessante! Complimenti :clap: :bravo:

    Grazie mille. :cappello:
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    Appena hai tempo aggiornalooooo :hyper: questo topic MERITAAAAAA !!! :ssj:
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    Barlume: *poema da 10 con lode"
    Utente: "anche a me piacciono i giardini"
    :rofl:
    Scherzi a parte davvero ottimo lavoro, sei riuscito a penetrare il nostro animo, :sisi: Vedo un roseo e luminoso futuro davanti a te. Non a caso il nick :rofl:
     
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    CITAZIONE (D a n . D a n @ 14/11/2018, 23:26) 
    Barlume: *poema da 10 con lode"
    Utente: "anche a me piacciono i giardini"
    :rofl:
    Scherzi a parte davvero ottimo lavoro, sei riuscito a penetrare il nostro animo, :sisi: Vedo un roseo e luminoso futuro davanti a te. Non a caso il nick :rofl:

    Lo hai letto tutto tutto ? :asd: cmq il topic è bello e anche ben fatto spero si decida ad ampliarlo, un utente normale non credo conosca nozioni di architettura ed ingegneria così dettagliatamente tant'è che potrebbe rispondere solamente " anche a me piacciono i giardini " :lols:
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    Tutto molto bello ma... il topic è già bello che "concluso". :sie: - Avevo (ed ho ancora) in mente di ampliare in futuro questo tipo di topic ad altri argomenti. :ehsi:

    CITAZIONE (D a n . D a n @ 14/11/2018, 23:26) 
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    :cappello:
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    CITAZIONE (Barlume @ 15/11/2018, 22:17) 
    Tutto molto bello ma... il topic è già bello che "concluso". :sie: - Avevo (ed ho ancora) in mente di ampliare in futuro questo tipo di topic ad altri argomenti. :ehsi:

    CITAZIONE (D a n . D a n @ 14/11/2018, 23:26) 
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    :cappello:

    E quello intendevo, in Giappone mica ci sono solo i " giardini " dovresti puntare sulla cultura sulle tradizioni e cucina del paese c'è tanto da scoprire ci sembrerà di essere là anche senza soldi :sasa:
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15 replies since 4/7/2017, 15:28   880 views
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