<Angolo Recensioni>

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    Carissimi Digi-utenti, la biblioteca ha ufficialmente aperto le porte alla vostra fantasia! In questo piccolo spazio letterario, in cui l'arte della parola vige sovrana, potete postare le vostre recensioni, e di conseguenza, i commenti relativi agli anime/manga che avete seguito e che pensate valga la pena riproporre alla community. Fate vostra ogni opera che vi apprestate a recensire; smembratela, ricucite un senso logico/critico ma sentimentalmente percorribile, costruite il vostro tetris emotivo, infarcitela delle vostre impressioni, palesate le tematiche principali, il nucleo della storia e i suoi meccanismi, inspessitela di immagini, suoni, colori... insomma avete libero arbitrio. Reminiscenze scolastiche a parte, credo che siamo tutti più o meno in grado di esaminare ad ampio respiro un'opera di qualsivoglia natura, ma per ulteriori dubbi, informazioni ed approfondimenti, ricordate che Google is the way!
    Il topic sarà soggetto a revisione costante nel momento in cui verranno inserite nuove recensioni, o per lo meno si spera. :asd:





    Anime recensiti:
    - Shingeki no Kyojin (serie TV)
    - Shiki
    - Ace Attorney
    - Death Parade
    - Digimon Adventure tri. Project:
    Capitolo 1: Saikai "Riunione"
    Capitolo 2: Ketsui "Determinazione"
    Capitolo 3: Kokuhaku "Confessione"






    Manga recensiti:
    - Blade Of The Phantom Master - Shin Angyo Onshi
    - GTO - Great Teacher Onizuka
    -Akumetsu






    Spoiler alert: le recensioni potrebbero rilevarsi un campo minato per l'ingenuo utente che si appresta a leggere. Dunque, per evitare di incappare in qualche spoiler esplosivo disseminato qua è là, potete - se lo ritenete opportuno - contrassegnare le vostre recensioni con il qui presente red-digivice. Logicamente questo discorso vale per chi deciderà di non avvalersi del "tasto spoiler".

    Focus on character: se siete affezionati ad un personaggio in modo particolare e volete approfondirlo tessendone le componenti caratteriali più interessanti, allora armatevi di ago e filo perchè il blue-digivice fa proprio al caso vostro!

    Edited by PinkHat - 28/11/2016, 21:38
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    Sembra una bellissima idea, complimenti! Spero proprio di trovare tempo un giorno per poter contribuire!
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    Grazie! Speriamo di fare il possibile - tempo permettendo - affinchè questo topic non sia sovrastato dalla polvere ancora una volta :vmon:
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    Figo ora so dove commentare gli anime che finisco di vedere :asd:
     
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    Alcune recensioni in questa sezione ci sono, volendo si può chiedere ai loro creatori di ripostarle in questo topic. :sisi:
    Purtroppo se sposto direttamente i loro post qui il primo messaggio non è più "primo" e... :disagio:
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    “Quel giorno, l’umanità ricordò. Il terrore della Loro dominazione. Gli esseri umani persero l’onore dalla vergogna di vivere nella Loro gabbia”.

    Parole martellanti, miste ad odio, paura e rassegnazione, che come un tuono riescono a far breccia sin da subito nel cuore dello spettatore, riuscendo a scalfire anche quello più impietrito. Degli uccelli solcano il cielo. Librano in aria quel desiderio di libertà che rimane frenato dall’enorme manto roccioso che si erge immenso tra la vita e la morte, tra il cielo e la terra, tra il paradiso e l’inferno. Quel desiderio continua a sbattere violentemente contro le pareti del “labirintico” recinto murario, bloccato dalla paura del “fuori”. L’anime, senza troppi preamboli serve in tavola la nuda e cruda verità infarcendola di una flebile ma acuta e pungente poesia. È così che esordisce il fenomeno Shingeki no Kyojin (letteralmente – “Attacco dei Titani”). Le operazioni di marketing, notizie e pubblicità ne hanno giocato un ruolo decisivo, sollecitando le aspettative e le curiosità di un pubblico pronto a prendere coscienza di quello che doveva essere un anime dalle proporzioni enormi. Difficile arrestare la sua fame pantagruelica; questo “colosso” possiede già un contorno di OAV, uno special, movie, live action, e lo spinoff comico in salsa lol, Shingeki! Kyojin Chuugakkou, tuttora in corso. La serie TV, composta da 25 episodi, investe la piena fioritura della primavera 2013. L’opera animata è tratta dal fortunato manga dell’allora esordiente Hajime Isayama. Quest’ultimo ha saputo conquistare in breve tempo le attenzioni di lettori e critica, fino ad aggiudicarsi il Kodansha Manga Award del 2011 come “miglior manga Shonen”. A realizzare la “titanica impresa” un grande staff: abbiamo Yasuko Kobayashi per la sceneggiatura, il character design Kyoji Asano, la maestria di Hiroyuki Sawano per le musiche, e al timone il regista Tetsuro Araki, nonché uno dei primi fan del manga medesimo, come ammise tempo fa in un’intervista.

    Ambientato in un medioevo alternativo dagli scorci apocalittici e dalle risonanze fantastiche, le fitte trame di Snk tracciano i contorni gelidi ed inquietanti di un panorama dove inumano e umano, vittima e carnefice appaiono come elementi fusi e, ormai indistinguibili in un magma denso e scuro. Le imponenti mura che separano il mondo degli uomini da quello dei giganti e che assumono il simbolo di difesa e protezione, in realtà mascherano un’ illusoria salvezza, divenendo una prigione di morte ed oppressione. Sin dalle prime puntate, la storia rende appieno l’angoscioso smarrimento, di vera e propria paura per i tempi che si annunziano, per il disastro che sta per cogliere il genere umano, consapevole di essere sprofondato in una pace ormai lontana e che ha reso nuovamente l’uomo schiavo del suo destino. È toccante il realismo che traspare come una condanna senza appello: i volti rigati dalle lacrime che sgorgano senza sosta dalle pupille immobili, le grida lancinanti che si perdono nel silenzio paralizzante della sconfitta; è la guerra secolare contro il nemico più forte e più grande che l’uomo abbia mai avuto. Infatti non è più lui “l’essere invincibile”. Ora ci sono Loro: i Giganti. Coloro che hanno abituato la gente a non sollevare lo sguardo, a stringere i denti e ad andare avanti nonostante tutto. Ogni vittima possiede un suo apparato emotivo; ha il proprio dolore, il proprio passato, il bagaglio di ricordi che come un masso porta sulle spalle, e quelle mura così alte e all’ apparenza invalicabili, rinchiudono mille storie di sacrificio, terrore e speranza. E’ questa la ferita più dolente, quella più amara; l’umiliazione del cacciatore ormai divenuto preda! E mentre i soldati hanno abituato la gente ad affidare agli altri il controllo della propria vita, a non chiedere mai il ‘perché’, il contatto diretto e macabro con la ferocia e insieme la banale materialità della legge di sopravvivenza, spoglia Eren e gli altri personaggi di quel fardello etico che fino ad allora si erano interposti tra la coscienza della propria situazione disperata e l’inevitabilità della decisione da prendere. Il protagonista, assetato di giustizia e affamato di vittoria, oltrepassato il confine morale tra dignità e indifferenza, tra paura e freddezza, decide di accettare sino in fondo, senza alcuno scrupolo, le conseguenze della propria condizione, giurando di vendicare la sua razza: “io ucciderò i titani, ogni singolo titano!”. Ma per rendere ciò possibile è necessario un duro lavoro di raschiamento, cosicche’ da grattare via gli aspetti più superficiali dell’esistenza e penetrare così nel nucleo animalesco della natura umana .“Per diventare un mostro, devi mettere da parte la tua umanità”. Eren che da principio si sentiva smarrito e impotente, dopo un contrastato cammino di auto consapevolezza, riesce a dissipare gli strati più bui e oscuri della propria coscienza, sottraendosi alla paura che ha intrappolato gli uomini per secoli, divenendo egli stesso un Mostro e, consentendo al pulsare frenetico della sua anima(lità) di divampare in tutta la sua prepotenza. Divorato dalla sua stessa fame di vendetta che lo attanaglia sin dalle viscere, segue in sostanza l’unica strada "logica" percorribile, quella che lo porterà a combattere alla stessa altezza degli occhi del nemico.



    Personaggio rivelazione: Mikasa. Finalmente una protagonista con le palle per nulla incline a rimetterci la pelle. È una donna moderna, forte e nello stesso tempo profondamente vulnerabile, che non solo è riuscita a sopravvivere alle difficoltà e all’orrore di vedere i propri genitori cadere ai suoi piedi, ma continua a combattere per dare un significato alla propria esistenza. Strappata a forza dal suo nido, per lei la vita ora è una lotta disperata in difesa dell’amore, in un mondo che appare di giorno in giorno più instabile. Una esperienza dolce-amara nella quale Eren è l’unico pezzo di cuore rimastole -la sua famiglia- e che difenderà con le unghie e con i denti. Vittima di un passato turbolento, ora diventa la vincitrice nella lotta per un futuro glorioso. Ma non è solo lei a combattere! Il disperato desiderio di libertà anima pure Armin; sarà lui infatti ad influenzare Eren nel suo sogno d’evasione. Il biondino, seppur psicologicamente e fisicamente debole, riuscirà a trasformarsi in un coraggioso stratega. Al terzetto principale, si aggiungono una miriade di altri personaggi non meno importanti. A tal proposito è da annoverare il freddo capitano Levi Ackerman, guida morale e fisica dell’armamento militare, il quale darà parecchio filo da torcere ai giganti.



    Ma chi sono veramente i “giganteschi personaggi” che dominano la scena? Queste creature mostruose, che per soddisfare la loro fame e sete di sangue non esitano a divorare gli uomini. LORO fanno parte di un universo mitico e letterario in cui l’uomo si è già imbattuto, basti pensare al Classico Polifemo, e ai Gargantua e Pantagruel del romanzo di François Rabelais. Snk ne assume a pieni voti le sembianze, impastando le mani in lucide citazioni e palpabili riferimenti che percorrono oltremodo pure l’universo storico-artistico. Questi “grandi pupazzi”, anche buffi a rendere grottesca la tragedia, si muovono goffamente in un’agghiacciante reticolato murario, teatro di morte in cui “recitano” da protagonisti. Non sono ammesse maschere. Quelle che vediamo sono le loro vere facce, la cui epidermide sembra aderire perfettamente alla cruenta deformità disturbata riscontrabile nelle opere del pittore spagnolo Francisco Goya.



    Se però da una parte l’opera di Isayama ne ri-assume le fattezze e il piglio tradizionale, al contempo stesso a questa “gigantomachia” viene attribuita una nuova “forma”.
    I colossi che troviamo in Snk sono “nuovi”, e poichè il nuovo non si inventa ma si scopre, scopriamo che questi giganti non mangiano per il desiderio della carne ma in realtà sono mossi da tutt’altro, cosa che ancora non ha una sua risposta definitiva. Inoltre, alcuni di Loro sono riconosciuti come “tecnicamente più avanzati” (come possiamo notare anche nel chara più dettagliato, dal corpo fisicamente prestante e “meccanizzato”). Questo perché sono provvisti a quanto pare di intelletto. E se c’è quello, dietro non può che esserci la mano artificiosa dell’uomo.
    Dunque i titani, nella loro inquientante imperfezione diventano perfezione macabra e orrida della debolezza umana, quando gli istinti primordiali prendono il sopravvento. In sostanza, i giganti sono la natura bestiale che l’uomo non è riuscito a domare e di cui è rimasto intrappolato poichè fagocitato dal suo stesso egoismo. D’altronde sono proprio gli uomini che in situazioni limite non perdono tempo a “divorarsi” a vicenda e a sacrificare con facilità i loro simili. Tutto ciò consente di toccare con glaciale freddezza quanto in realtà la differenza tra uomini e giganti non sia poi così labile ma anzi, oltremodo speculare.
    Le musiche contribuiscono a dare il senso di un amaro destino comune. A far da cardine principale, la bellissima Guren no Yumiya dei Linked Horizon, sigla iniziale dell’anime. Impossibile non rimanere impressionati da un tale biglietto da visita. Le Ost con retrogusto inquietante, cupe e ipnotiche, armoniosamente gestite con picchi di emotività, sono capaci di toccare le corde più intime del cuore dello spettatore; mirano a sottolineare la suspance, registrando un senso crescente di tensione e costruendo un richiamo di immagini che se non potessimo vedere, riusciremmo facilmente ad immaginare. Il tutto sostiene come una solida impalcatura l’accurata regia affidata a Tetsuro Araki, in cui è evidente la classe e lo studio nei dettagli in grado di distinguere un lavoro da un ottimo lavoro, riuscendo a temperare al meglio il ritmo della storia grazie all’uso di repentini cambi di direzione e inquadrature fatte ad hoc per aumentare il senso di pathos e terrore. Qui non c’è solo un eccellente uso della CG, ma anche i disegni e le animazioni sono notevoli: i primi nonostante siano meno fedeli al tratto del mangaka (“per fortuna”direbbero in molti), tendono ad imprigionare quel clima di terrore angosciante che trasuda potentemente nell’ossatura originale, le animazioni sono molto fluide e vivide, e i movimenti dei personaggi risultano naturali e spontanei; pure il supporto della manovra tridimensionale non fa altro che accentuare tale conclusione. In sostanza Snk è un lampante esempio di grande resa tecnica. Un’orchestrazione di suoni, immagini, colori e parole, che si fondono insieme creando il ritratto perfetto di un mondo brutale, aimè conosciuto, in cui la selezione naturale fa da padrone, dove i più forti mangiano i più deboli, i più grandi calpestano i più piccoli, "un mondo primitivo nella sua modernità", così veritiero nella sua crudezza, ma dal quale riesce a filtrare un pallida luce di toccante umanità e flebile speranza. Le ultime puntate sono state uno spettacolo per gli occhi e per il cuore. Tristemente bella la parata funebre rivestita dal soffocante silenzio di chi ormai non c’è più. La morte delle vittime è stata resa alla perfezione; “i corpi sono risultati utili fino alla fine”, e come “petali tra le macerie” hanno continuato a vivere germogliando nei polverosi ricordi di coloro che, con tenacia riescono a stare ancora in piedi seppur con le mani “impantanate” di sangue.
    L’attacco dei Giganti, nonostante abbia nell’effettivo ancora tutto da dimostrare in un possibile sequel, coinvolge, appassiona il pubblico, lascia in apnea ad ogni puntata, mette i brividi, strappa un sorriso amaro e “acceca” gli occhi per la sua ingegnosità grafica. Una storia dai risvolti ben congegnata e che grazie al supporto cartaceo, scheletro dell’ intera opera, prende vita. Isayama costruisce un “gigante ibrido”, la cui bocca fa eco al mirabile background dell’apparato Shonen. Di quest’ultimo ne mastica le carni degustandole fino all’osso, e si inebria di un nostalgico profumo che non sfugge al fiuto degli spettatori più attenti. Snk ha la testa di Claymore e il corpo di Berserk, poggia saldamente su due grosse gambe e può sempre contare su braccia dalla presa sicura e possente. Per quanto riguarda il punto debole, pare sia difficile da scalfire.
    Senza indugi, il mio voto seppur provvisorio per una serie che non ha ancora cessato di esistere è 9.

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    Edited by PinkHat - 28/1/2016, 00:03
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    Shiki - letteralmente “demone cadavere” - è un anime horror, tratto dalla light novel di Fuyumi Ono.
    Sin dalle prime battute lo spettatore si troverà immerso in un'apparente e tranquillo paesino di campagna dalla mentalità chiusa, cieca e falsamente moralista che lo condurrà all’inesorabile precipizio della morte. In questo teatro tragico, sarà difficile per degli individui minati e oppressi da un’ideologia ristretta, accettare l’idea che la verità celata ai loro occhi, in realtà ha radici ben più profonde e consolidate. L’anime vuole imporsi con fermezza su leggende acquisite da tempo, su luoghi comuni, quando l’ignoranza, la paura o in un certo senso l’ ingenuità è posta davanti al carro e prende le redini con forza, sbagliando la direzione. In questo caso, la razionalità e il sapere scientifico fanno da ago della bilancia: ma possono veramente mettere fine a tutto questo?

    L’anime attinge alla morfologica storia dei vampiri, a cui reca un nome proprio e un respiro tendenzialmente nuovo. Porta alla luce, attraverso un continuo intrecciarsi di voci, un mondo che pensiamo di intuire abbastanza bene ma che non conosciamo fino in fondo. Il dramma che la storia reca in sé è lo sfaldamento degli ideali tradizionali, dell’abitudine - sempre la stessa - che è comoda a tutti, che è più facile da digerire, che si tocca con mano e si guarda con gli occhi. Così emergono le piccole e grandi frustrazioni della vita quotidiana dell’emarginazione e della solitudine dei personaggi; il raggiungimento di nuovi ideali di libertà confluiscono fino a causare nell’individuo un penetrante egoismo. Lo spettatore si trova a ridere delle morbosità e della stupidità degli uomini, di decessi paradossali e di “malattie umane” inguaribili anche post mortem. Il riso sale dal basso, dalla terra, dalla radice penetra nelle oscure e torbide passioni dell’uomo affondandone le carni, sorvola manie e ossessioni, scherza con la morte quasi esorcizzandola, caricandosi di contraddizioni, modificando ciò che descrive, ma senza mai soffocarlo. Eppure si tratta di un sorriso amaro, caustico, dalla cui superficie ridicola traspare la crudeltà di un mondo oscuro, malato di sentimenti sterili, congelato nell’ ignoranza, e di valori disincarnati. Un mondo popolato da personaggi buffoneschi, ma che risultano essere tremendamente umani anche nella loro “natura mostruosa”. La condanna e la rassegnazione di essere inchiodati a una forma tragicamente brutta e meschina viene trascesa nell’ atto della sottomissione, dell’abuso consapevole, necessario alla sopravvivenza; “la gente potrebbe considerare quello che hai fatto un peccato, ma chi potrebbe biasimarti se hai voglia di vivere?”



    L’opera, seppur ricalchi fatti già espressi, cerca di non essere mai scontata e tiene viva la curiosità dello spettatore grazie al supporto di una trama scorrevole, dinamica e costellata da momenti di approfondimento che contribuiscono a rendere la faccenda ancora più e reale ed inquietante. Le dichiarazioni esplicative su concetti scientifici a cui si snodano date e luoghi, inducono puntualmente lo spettatore a una partecipazione non solo emotiva ma anche cognitiva dei fatti.
    Il ritmo è scandito dalle differenti personalità che animano la storia; dalla figura dell’intellettuale passivo e scettico, che trova nell’ apatia una sorta di rifugio dalle tragedie da cui è stato recentemente colpito il villaggio, alla ciarlatana che proprio ciarlatana non è, fino alla ragazzina di campagna (Megumi) immersa nei suoi sogni d’amore disincantati e divorata dall'ardente desiderio di ricerca per una nuova vita. La stessa ambizione anima il ben più passivo Natsuno, di cui la fanciulla dai capelli rosa è innamorata, e che il giovane freddamente rifiuta. Quest’ultimo immerso in un’esistenza solitaria e isolata, sarà sconvolto e coinvolto suo malgrado dalla verità che si nasconde dietro la morte degli abitanti, di cui sarà il primo a conoscerne le cause. Il fascino malefico e sovrumano lo proietterà verso realtà mai toccate prima, la cui unica protagonista è la morte; inevitabilmente trascina le vittime nelle loro “tombe” che paradossalmente diventano “simboli di nascita”, laddove il corpo cessa di muoversi, l’istinto primordiale dell’uomo, il desiderio di sopravvivenza, la fame di vita prende il sopravvento e consegue la scoperta della profonda solitudine con cui l’essere umano si confronta e poi si identifica fino a dissolversi in essa.



    I veri personaggi però che fanno da motore all’ azione sono il sacerdote e il dottore, l’uno l’antitesi dell’altro. Due diversi approcci alla crisi, due modi di affrontare la problematica realtà nella disperata ricerca della salvezza, quella che si cela nell’ egoismo umano e nella speranza di ricreare per se stessi un nuovo ordine di valori a cui aggrapparsi per continuare a vivere.

    Ma mentre il dottor Toshio Ozaki, messo a dura prova dalla realtà dei fatti si scoprirà impotente di fronte agli interrogativi a cui razionalmente non trova risposta, in seguito, aggrappandosi ai primi spiragli di luce, troverà la forza di andare avanti, riscattandosi sia nel suo ruolo di medico che di uomo, e fuggendo così alla morte. Il monaco Seishin, vittima e carnefice di un passato oscuro, sceglierà il versante opposto; nella lucida comprensione della natura ipocrita della società, e nella profonda inadeguatezza del suo carattere a porvisi in relazione, se non con un alter ego che prenderà vita nelle sue storie romanzate piene di verità umane e demoniache, avverte dunque soffocato e lacerante, il grido di dolore di Sunako "un mostro capace di uccidere ma così fragile dentro". Percepisce la solitudine che li accomuna e si riconosce in lei, giurando di proteggerla ad ogni costo. Abbandonata da Dio e ormai fuori dalle sue ali protettive è l’unica che si interroga su di esso e che desidera la salvezza e il suo perdono.




    Uno dei fattori che colpisce di più è il chara design (curato da Shinji Ochi) ed in particolare quello tremendamente inquietante adottato per i demoni risorti. Il mix vampiro/zombie funziona e costituisci oltremodo quello che è l’essenza della storia. In particolare la trasformazione nel suo apice con occhi incavati e inghiottiti nel buio, diviene l’incarnazione simbolica delle “fosse” in cui sono caduti dentro e continuano a perdersi. A cullarli "dolcemente" ci pensano gli intermezzi musicali, le litanie sinfoniche, le opening e le ost di chiusura che contribuiscono a mixare un cocktail dal retrogusto perfetto.
    Attraverso i meccanismi di vita, morte, rinascita, sopravvivenza, messi in atto, vengono ad intrecciarsi due universi in lotta tra loro: il mondo della speculazione filosofica e quello anarchico della furia devastatrice, due forze che si incontrano e si scontrano esaurendosi in un ossatura ben strutturata e conflittuale. Dunque in sostanza, tutto il mondo è paese, e alla fine le differenze tra la razza umana e quella “demoniaca” scompaiono quando prevalgono i sentimenti di vendetta, egoismo, prevaricazione e forza brutale. In fondo “la morte è una cosa terribile per tutti, essa tratta tutti allo stesso modo”. Certo, non bisogna scavare più di tanto per capire che nell’effettivo si tratta di un prodotto già visto e sentito, e che i vampiri sono i protagonisti prediletti di molte opere di genere horror/soprannaturale, ma Shiki è un’anime che poggia oltremodo su delle basi solide, si guarda tutto d’ un fiato è estremamente chiaro da seguire, gronda di sapere, incuriosisce, e intrappola il pubblico in una crescente tensione tutta da gustare fino all’ultima goccia di sangue! Tuttavia, quel finale pungente mi costringe a dare un voto che non va oltre l' 8.

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    Edited by PinkHat - 5/3/2016, 17:49
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  8. [Drake]
     
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    Blade Of The Phantom Master - Shin Angyo Onshi



    Storia: In-Wan Youn
    Disegni: Kyung-Il Yang
    Volumi: 17
    Edizione Italiana: JPop
    Anno: 2001

    Questo manhwa/manga è un seinen dark fantasy ambientato ai tempi delle antiche dinastie orientali.
    Il regno di Jushin, capace di dare stabilità al vissuto degli abitanti, è caduto in disgrazia e gli Angyo Onshi, "vassalli" al servizio dell'Imperatore contro la corruzione, vagano da esuli senza più un punto di riferimento.
    Munsu, protagonista della storia, è proprio uno di loro: disincantato dai valori e inaridito, riflesso di un'epoca giunta al termine.
    Dopo i primi capitoli autoconclusivi con colpi di scena, gli autori tessono una trama coinvolgente nella quale il passato di Munsu aiuta il lettore a comprenderne la personalità e si evolve intrecciandosi con il presente esplosivo ed il futuro incerto.
    C'è particolare equilibrio tra scene violente, scene romantiche e dialoghi di una certa profondità, il tutto alleggerito da alcune gag piacevoli. Il Male, l'antagonista, è subdolo durante il racconto e Munsu insieme a Sando e Bang-Ja ne constatano tutta la forza in un mondo dove il Bene non è facile da cogliere. Non c'è certezza di cosa sia giusto o sbagliato e le sorti dei personaggi ne risentono, sarà inoltre l'antagonista ad accentuare questa condizione con discrezione, poichè desidera una realtà dove tutto è lecito, persa nel pericoloso relativismo. I disegni sono di qualità e migliorano a mio avviso capitolo dopo capitolo.

    Consiglio Blade Of The Phantom Master a qualunque tipo di lettore, ragazzo o ragazza, casual o veterano, non rimarrete delusi nemmeno del finale. (Tante volte difficile da gestire per i mangaka)




    Edited by [Drake] - 4/8/2016, 10:21
     
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    Finalmente qualcuno prende in considerazione questo angolo letterario. Grazie Drake per la tua collaborazione. ;)
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  10. [Drake]
     
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    Prego Pink, il mio modo di recensire non è certamente al tuo livello quindi dimmi pure se non funziona.
    Aggiungerò presto un nuovo post
     
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    CITAZIONE ([Drake] @ 22/7/2016, 16:42)
    Prego Pink, il mio modo di recensire non è certamente al tuo livello quindi dimmi pure se non funziona.
    Aggiungerò presto un nuovo post

    Le mie non sono recensioni, ma polpettoni linguistici soporiferi; mi fa piacere tu l'abbia digeriti. :asd: A volte sono inutilmente logorroica. Proprio per questo ritengo sia inevitabile condire la mia prolassi narrativa con qualche intermezzo allusivo. Al contrario, il tuo commento è stato molto esaustivo ed impeccabile. Postane quanti ne desideri, c'è una enorme quantità di scaffali da riempire!
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  12. [Drake]
     
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    GTO - Great Teacher Onizuka



    Storia: Tohru Fujisawa
    Disegni: Tohru Fujisawa
    Volumi: 25
    Edizione Italiana: Dynit
    Anno: 1997

    «Eikichi Onizuka, 22 anni, celibe.. molto piacere :ciaoasd:»
    Il 22enne, su cui già vertono le vicende del prequel Shonan Junai Gumi, ritorna in grande stile nello shounen per eccellenza di Tohru Fujisawa: autore in grado di appassionare più generazioni di lettori.
    Onizuka, che ha un debole per le fanciulle, anzi è un maniaco di fanciulle :asd: capisce finalmente lo scopo della sua vita, ovvero diventare professore per aiutare i giovani a trovare la loro strada.. e per guardare sotto le gonne delle fanciulle!
    Se ci aggiungiamo che è un mezzo delinquente e mena le mani come pochi, abbiamo davanti ai nostri occhi il professore più adatto a raddrizzare i turbolenti alunni della scuola media Kissho.
    Nonostante gli evidenti difetti, il suo animo buono lo porterà a conquistare il rispetto e l'affetto di molti intorno a lui, soprattutto gli studenti, afflitti ognuno da problematiche tipiche dell'età adolescenziale.

    GTO fa ridere. Non sorridere. A tratti vi ritroverete davvero a ridere come scemi per le vicende surreali e le smorfie dei personaggi. L'autore crea una caricatura della società giapponese, in particolare del sistema scolastico, dove ahimè potete rintracciare delle verità: il bullismo, l'indifferenza e il cannibalismo fra colleghi di lavoro sono solo alcune delle dinamiche negative presenti davvero nel mondo, non solo giapponese!
    Onizuka le combatte in perfetto stile "Kenshiro/Dragon Ball" rendendovi spensierati, ma permane in qualche modo la denuncia nei volumi di Fujisawa, facenodovi riflettere.
    Sia chiaro, se cercate contenuti tremendamente intellettuali non puntate su GTO, che resta comunque una lettura leggera e rivolta alla "pancia" del lettore; ciò per alcuni può essere un pregio, per altri un difetto.

    L'opera del maestro Fujisawa è dunque una commedia ideale da consumare in una certa età della vita: se state attraversando gli studi scolastici questo manga sarà un compagno fedele. Nei giorni in cui la verifica andrà male e i professori non vi comprenderanno, Onizuka attraverso le vignette entrerà in empatia con voi, diventando il vostro professore più importante.. quello a cui volete bene.




    Edited by [Drake] - 12/8/2016, 22:46
     
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  13. [Drake]
     
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    Ace Attorney

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    Regia: Ayumu Watanabe
    Categoria: Serie TV
    Genere: Giallo, Gioco
    Anno: 2016
    Episodi: 24

    Ace Attorney (asso della procura) narra le gesta di Phoenix Wright, un giovane avvocato difensore dai capelli a porcospino. Lavora con passione nello storico studio legale Fey & Co. per scagionare in tribunale i clienti accusati d'omicidio, non senza difficoltà! Fortunatamente ad aiutare Phoenix nella ricerca della verità c'è Maya Fey, sorellina di quella Mia Fey mentore del protagonista.
    Dunque un anime serio? Che parla di cronaca nera? Con personaggi seri? Non esattamente :rofl:
    L'iperbole rumorosissima del mondo giuridico, unita alla teatralità di avvocati e procuratori concedono alle avventure di Phoenix colore e divertimento.
    Per fare un esempio, Maya ha tanta dolcezza e solarità da strapparci sempre un sorriso, mentre avvocato e procuratore si sfidano a colpi di "Obiezione"!
    Possiamo dire che il tribunale di Ace Attorney è come il campo da calcio di "Holly e Benji", succedono cose strane: i testimoni solitamente sono fuori di testa e quando Wright viene messo in difficoltà dall'accusa riceve folate d'aria tipo Rasengan di "Naruto".
    Ispirato dall'omonima serie videoludica Capcom, l'anime Ace Attorney riesce con buona volontà a riprodurre la caratterizzazione dei personaggi, la follia dei processi e l'atmosfera paradossalmente solenne-scanzonata, elementi che hanno reso i videogiochi tanto famosi.
    L'animazione è semplice ma curata. Fedeli le pose, le espressioni e i tormentoni; purtroppo e non per colpa degli autori, non è possibile rivivere al 100% l'esperienza dei giochi, dove è l'utente a risolvere il caso grazie al gameplay, qui invece relegato a ruolo di spettatore.

    In ultimo, se l'accusa non ha niente d'aggiungere, dichiaro Ace Attorney non colpevole! Uno pseudo-giallo che vi conquisterà : )


    0af
     
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  14. [Drake]
     
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    Death Parade

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    Regia: Yuzuru Tachikawa
    Categoria: Serie TV
    Genere: Party, Soprannaturale, Drammatico
    Anno: 2015
    Episodi: 12

    I I giudici non devono smettere di giudicare, perché questa è la ragione della loro esistenza.
    II I giudici non sanno cosa sia la morte, ciò li avvicinerebbe troppo agli umani.
    III I giudici non possono provare emozioni, perché sono bambole.
    IV ...

    Quando la nostra vita termina, l'anima raggiunge l'aldilà dove viene giudicata meritevole del Paradiso o dell'Inferno.
    Accedere al Paradiso ci permette di rinascere in un nuovo essere umano, l'Inferno corrisponde invece al vuoto:
    il non-luogo dove diventiamo dolore e rimpianto, cadendo per sempre.
    Attendiamo dunque il verdetto finale.. in un locale. :siga:
    Il bartender Decim ci serve un Gin Tonic e in quanto giudice ha il gravoso compito di capire se celiamo malvagità ingiustificata; crea situazioni estreme attraverso famosi party games, con evidenti sfumature sadiche e d'azzardo.

    L'anime di Yachikawa è coraggioso. Sorretto da atmosfere casinò-gotiche in grado di attirare l'interesse del pubblico, Death Parade mira a contenuti decisivi quali la morale, l'amore, la disperazione..
    Quando un'opera si mette in gioco così profondamente viene percepita da ognuno di noi in modo diverso e ne estrapoliamo un messaggio congeniale al nostro modo di essere. Io apprezzo Death Parade perchè non impone nulla, disegna pensieri importanti e percpepibili solo se usiamo bene la sensibilità; talvolta lascia sospese le domande aperte ma in fondo è giusto così, siamo esseri umani e cantiamo al cielo perchè non possiamo conoscere tutto.

    Death Parade è affascinante, forse un po' sornione nel nascondere tra le righe emozioni e contenuti; riesce persino ad indossare un velo di divertimento durante la sigla d'apertura o certi episodi: non stona secondo me, anzi amplifica la stranezza congenita dell'opera nonchè suo punto di forza.
    Animazione e char-design ottimi, adatti al genere.
    In conclusione, si tratta di una serie giustamente premiata e da guardare senza paraocchi.


    NgdBQJp

    Edited by [Drake] - 1/9/2016, 19:08
     
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    " La carne tutta è come l'erba e la gloria degli uomini è tutta come i fiori nell'erba. L'erba avvizisce e il fiore appasisce, cadendo lontano. Ma le mie parole resteranno per sempre. "

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    CITAZIONE
    Nel 2002 venne pubblicato per la prima volta, sulle pagine di una certa rivista shonen a cadenza settimanale, un manga che colpì il pubblico tutto per la sua crudezza e gli argomenti forti, quasi proibiti, che il duo di mangaka tra storia e disegni ha voluto raccontare.

    Assistiamo alle vicende di un comune studente che, un giorno, ottiene un potere sovrumano e decide di usarlo per ripulire il Giappone dai malvagi attraverso un'ondata di omicidi in nome di un'ideologia che vuole liberare le brave persone oppresse e rendere il Paese un posto migliore. Il modo in cui avvengono gli omicidi è però assurdo, e la polizia non sa dove parare, mentre tra il popolo giapponese lo pseudonimo usato dal nostro protagonista diventa leggenda.

    Parliamo di Akumetsu: Il Distruttore del Male.

    Un fumetto grandioso e brutale, limpido, puro, giusto e sbagliato al tempo stesso.

    Il manga lascia molto in disparte tutti i personaggi secondari, per dar il meritato spazio al protagonista.
    Sho è il classico eroe shonen, sbadato, sempre positivo, e con una purezza d'animo incredibile. E' anche, come una persona qualunque, innamorato.

    Ma Sho è anche Akumetsu ("Distruttore del male"), e come tale è colpevole di una quantità indicibile di omicidi. E' un terrorista, e lo ammette pure.
    Il punto però è che è conscio del fatto che uccidere è un peccato gravissimo, e per questo tale gesto rappresenta il suo sacrificio più grande. Si carica sulle spalle tutto l'odio e il rancore del popolo oppresso da politici egoisti e banchieri avidi, forze dell'ordine corrotte e giudici non troppo santi, tutti malvagi, tutti colpevoli, tutti morti.
    Di fatto Akumetsu non massacra criminali a caso, ma attacca chirurgicamente nel sistema, abbatte ostacoli e favorisce riforme che possono rivelarsi realmente utili alla società.
    Non è un dio, lo sa bene e non vuole assolutamente che qualcuno lo segua. Questa è la sua missione, non vuole nessuno che percorra il sanguinoso sentiero in cui lui ha deciso di inoltrarsi.
    'One Man One Kill' è il suo motto, niente vittime collaterali, ha un obbiettivo, e uccide solamente quello. In seguito al successo della missione, per espiare da questo suo peccato, rinuncia a ciò che di più prezioso possiede un umano: La vita.
    Ma qual è questo potere? Diciamo che la morte non lo ferma, e non lo fermerà finché non sarà riuscito a salvare il suo paese.

    Titolo: Akumetsu
    Tipologia: Shonen
    Volumi: 18
    In Italia: Edito da J Pop (edizione sovracoperta)

    Immagini:

    Web
     
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